A pochi chilometri dalla città è situata la Certosa di Pavia. Costruita a partire dal 1396 per volontà del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, come chiesa-mausoleo per la sua famiglia, viene completata quasi due secoli dopo.
Avviata dall’architetto Bernardo da Venezia, al cantiere prendono parte alcuni tra i più importanti nomi dell’architettura milanese del XV e XVI secolo: Giovanni e Guiniforte Solari, Dolcebuono, l’Amadeo e Cristoforo Lombardo. La Certosa assomma in sé diversi stili, dal tardo-gotico italiano al rinascimentale.
Il grande complesso, che sorge isolato nella piatta campagna pavese originariamente venne affidato alla comunità certosina, poi a quella cistercense e, per un breve periodo, anche quella benedettina.
Un ampio cortile d’ingresso accoglie il visitatore. Superato il vestibolo si trova, a destra, il Palazzo Ducale, residenza estiva dei Visconti e degli Sforza, prima, e successivamente elegante Foresteria per gli ospiti.
A catturare immediatamente l’attenzione è la meravigliosa facciata, capolavoro della scultura lombarda, un vero museo all’aperto, espressione di una capacità decorativa straordinaria e sommamente varia.
L’interno, spiccatamente gotico costruito utilizzando la pietra d’Angera, accoglie il visitatore con la luce diffusa ed azzurrata delle volte colorate, che suggeriscono un’apertura verso cielo.
Un patrimonio di inestimabile bellezza e valore si sviluppa lungo le navate. Opere del Bergognone, Perugino, Nuvolone, Morazzone e di molti altri ancora, arricchiscono le numerose cappelle laterali.
Al centro della navata principale un imponente cancello seicentesco chiude la clausura dei monaci certosini.
Solo grazie all’accompagnamento di un monaco è oggi possibile visitare la zona del transetto e del coro. In questi spazi si sorprendono altri capolavori: di pittura, come gli affreschi del Bergognone e nel coro dipinti di G.B. Crespi; di scultura, come i monumenti sepolcrali di Ludovico il Moro con la moglie Beatrice d’ Este, del quale si conserva solo la copertura, e di Gian Galeazzo Visconti; di intarsi sia lignei che marmorei, come i bellissimi stalli del coro. Infine non più essere dimenticato il quattrocentesco polittico in avorio della sacrestia vecchia.
Sempre accompagnati, si entra poi nello straordinario Chiostro piccolo, in cui si sorprende il mirabolante svettare di guglie, che unito alle traforate gallerie che decorano le pareti laterali della chiesa e del tiburio, suggeriscono percorsi e vie che si dissolvono nel cielo.
Un passaggio poi, superando l’accesso alla Biblioteca, porta al Chiostro grande. Qui a catturare l’attenzione è invece una distesa orizzontalità. Si mostra in questo spazio un grande e luminosissimo quadrato, contornato dalle 24 celle, piccole casette, luogo abitativo dei monaci che trascorrevano la maggior parte della giornata in solitudine. Nella prima cella è consentito l’accesso.
Rientrati dal Chiostro si visita l’antico Refettorio dove, ancora il Bergognone, abbellisce con affreschi le volte.