GRAVEDONA E PEGLIO, ORIZZONTI D’ARTE E DI NATURA NELL’ALTO LARIO

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Può sembrare strano, ma il nostro Lago di Como non smette mai di sorprenderci. Non solo per la sua invidiabile bellezza naturalistica, da tutti riconosciuta, e come l’altissimo e sempre in crescita flusso turistico conferma. Il mondo soprattutto internazionale tributa al nostro Lario un posto d’ onore tra le mete per così dire, esotiche, nel nostro continente europeo. Nel triangolo di mezzo, e cioè le belle località di Menaggio-Bellagio-Varenna, talvolta risulta difficile sentire parlare italiano, tale è l’ affluenza di visitatori stranieri.

Una costellazioni di ville, palazzi, ma soprattutto chiese e cappelle fanno dell’Alto Lario un territorio generoso di arte, tutto da scoprire.

Perla di questa piccola galassia è Gravedona e il territorio che la circonda. Ed è proprio questa la meta della sorprendente visita guidata che vi proponiamo.

Gravedona,  che qualcuno con felice definizione ha osato chiamare la Portofino del lago, offre, al termine del suo bel lungo-lago, la mole di  S. Maria del Tiglio. La Chiesa, vera perla del romanico lombardo, si presenta ai limiti estremi del suo territorio, e si avvicina alle onde del lago che lambiscono la sua fresca cornice di prato. A pianta quadrata, S.Maria del Tiglio ha una originalissima soluzione centrale. Una costruzione forte ed imponente, relativamente al contesto in cui è inserita, che emerge e domina tutta la piana del comune. La sua facciata integra un bellissimo campanile ottagonale. E pare che un tempo, tra le pietre dell’ ardita costruzione, si fosse appollaiato un piccolo tiglio, da cui derivò poi il nome dedicatorio. L’originalissima costruzione non deve sorprendere più di tanto. Il romanico pur avendo le sue regole costruttive, è tra i diversi linguaggi dell’arte, il più libero e fantasioso, senza tuttavia venir mai meno ai suoi messaggi simbolici, sempre ricchi di significato.

Oltre la sponda opposta del lago, ad osservare muto, come fosse un custode, la singolare bellezza di S. Maria del Tiglio, compare la grande mole del Monte Legnone, abbellita,  ai suoi piedi, da un’altra costruzione, quasi sorella: l’Abbazia cistercense di S. Maria di Piona.

Sempre a Gravedona si possono ammirare poi, le due chiese tra esse vicine, di S. Maria delle Grazie e dei Santi Gusmeo e Matteo. La prima relativamente più recente dell’altra, è un grande edificio costruito dai monaci agostiniani, alla fine del quattrocento. Posta sulla costa alta del paese, offre tra l’altro un bellissimo scorcio panoramico sull’abitato e sul lago.  A navata unica, la chiesa è decisamente vasta, ed era atta ad ospitare un gran numero di fedeli, che da sempre vi accorrevano per ascoltare e partecipare ai fervorosi riti degli agostiniani. Ancora oggi il bell’edificio non smette di celebrare i suoi riti. La chiesa delle Grazie è ricca di pitture che non ci si aspetterebbe di vedere. Di periodi e mani diverse, nel loro insieme compongono un campionario importante della pittura dell’ Alto Lario che vanno dal sec XVI al XVIII. Ad abbellirla ancor più, vi è poi il notevole chiostro tardo gotico che l’affianca, e sulle cui pareti stanno dipinti murari che, oggi, anche se con un po’ di fatica, si possono ancora leggere.

La costruzione dei Santi Gusmeo e Matteo, di origine romanica, come il bel fianco e l’abside esterna ancora documentano,  venne rivisitata e riammodernata, nel XVII e XVIII secolo. Al suo interno sono custoditi i corpi dei due martiri, che la tradizione attribuisce appartenere a quella mitica Legione Tebana dalle cui file emersero le figure più note di Santi Maurizio, Fedele, Alessandro, Carpoforo. Tutti soldati di provenienza egiziana che si convertirono alla fede cristiana, durante l’ impero di Massimiano.

Da ultimo, la nostra visita, proseguirà per Peglio, località che si inerpica sul pendio del monte, per visitare qualcosa  che ci lascerà assolutamente attoniti: la Chiesa di S. Eusebio. La nudità del muro antico, risalente al XV sec., il suo aspetto ruvido e montanaro, nasconde al suo interno, sorprendentemente, uno scrigno di pitture e decori preziosi, che si fatica ad immaginare come possa essersi assommata tanta quantità di colori e figure in un luogo cosi marginale. Peglio è un piccolo comune, che tuttavia, nella sua lunga storia,  grazie alle rimesse dei tanti che emigravano per cercare lavoro come scalpellini, crearono la base economica perché si potessero abbellire le pareti della chiesa di S. Eusebio. La felice mano di un pittore di tutto rispetto, quale fu Mauro della Rovere detto il Fiammenghino, che fu attivo anche all’ Abbazia di Chiaravalle, ha fatto risplendere l’interno della chiesa in un modo che poche altre chiese di quel periodo possono vantare.

Il panorama bellissimo che si ammira su tutto il lago di Como farà da degna cornice di chiusura alla nostra visita.


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