C’è un’isola a Milano fatta di silenzio e meditazione, che contrasta con la vivacità, e con quella sana frenesia che caratterizza la metropoli: è il Cimitero Monumentale.
Un luogo di visita curioso e particolare, che ormai milanesi e non hanno imparato ad apprezzare e conoscere. Situato nella zona tra Porta Garibaldi e Porta Volta il cimitero è ricco di monumenti e opere d’arte inattese e sorprendente.
Il tema funebre è da sempre un grande, se non il più grande motivo ispiratore dell’arte. Dagli antichi egizi, passando per il mondo etrusco, quello romano, la civiltà cristiana, fino ai nostri giorni, l’arte di ogni tempo si è sempre confrontata con il pensiero del destino finale. Questa riflessione è stata espressa in termini di bellezza, secondo quella coscienza che, nei diversi secoli, uomini e civiltà hanno saputo comunicare.
Identificato come uno dei più grandi musei all’aperto, venne realizzato per volontà della municipalità milanese, all’indomani dell’Unità d’Italia, negli anni 1863-1866.
L’incarico del progetto venne affidato all’architetto Carlo Maciachini che seppe concepire uno spazio che capace di mettere ordine ai precedenti cinque cimiteri della città.
Attualmente il vastissimo spazio, oltre 250.000 mq, presenta una fronte monumentale, costituita da un organismo centrale, paragonabile ad un tempio sacro, detto Famedio, luogo di sepoltura dei grandi uomini meritevoli di fama, affiancato da due grandi braccia, con gallerie sopraelevate che simboleggiano un abbraccio. Lo stile di riferimento è quello eclettico della seconda metà dell’Ottocento, con rimandi al mondo medievale e al mondo bizantino, teso ad infondere serenità e pace. La scelta dei materiali, a fasce bicrome, mette in risalto la luminosità del marmo bianco di Botticino, creando un effetto di positiva disposizione.
Il recinto racchiude al suo interno una maglia ortogonale tracciata da numerosi viali alberati, a fianco dei quali si dispongono tombe e monumenti sepolcrali.
Innumerevoli gli artisti moderni e contemporanei che si sono espressi con la diversità dei loro linguaggi, rendendo omaggio a famiglie e uomini illustri della città: Ernesto Bazzaro, Leonardo Bistolfi, Medardo Rosso, Adolfo Wildt, Giannino Castiglioni, Giacomo Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro, Lucio Fontana, Giò Ponti, Arturo Martini ed altri ancora. Si sono resi interpreti di alcune tra le tendenze più rappresentative nel passaggio tra Ottocento e Novecento quali: Romanticismo, Realismo, Simbolismo, Liberty, Decò, stile Novecento fino ad arrivare alle Neoavanguardie, allo stile dell’arte di regime ed al Modernismo.
Simboli di vita e di morte, figure dolenti, personaggi eroici, uomini del lavoro e della cultura, insieme a immagini rievocative e storiche, sono i soggetti principali di moltissimi monumenti funebri. Essi formano una galleria di capolavori ravvicinati tutti da scoprire.