Basilica di Sant’Eustorgio e Cappella Portinari

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In Porta Ticinese, area un tempo posta al di fuori delle mura cittadine, sorge lo straordinario complesso della Basilica di Sant’Eustorgio e della Cappella Portinari, con l’annesso convento, oggi sede del Museo Diocesano.
Sant’Eustorgio è stata una delle primissime chiese della cristianità milanese, sorta nel IV secolo, con una complessa stratificazione che ha attraversato i secoli.

L’apostolo Barnaba, colui che secondo la tradizione portò la fede cristiana in città nel 51 d.C., proprio in questa zona avrebbe battezzato i primi convertiti. Un fonte battesimale, oggi incorporato in una casa vicina, lo confermerebbe. Qui giacciono le sepolture dei primi cristiani, oggi visibili sotto l’altare maggiore della chiesa, grazie a uno scavo archeologico degli anni Sessanta.

La basilica prende il nome da Sant’Eustorgio, nono vescovo di Milano tra il 344 e il 355 d.C. Egli avrebbe deposto qui le preziose reliquie dei Re Magi, donate dall’imperatore bizantino Costante, come riporta un documento dell’XI secolo.
L’imperatore Federico Barbarossa, conquistata la città nel 1162, fece distruggere la basilica trafugando le reliquie dei Re Magi, per poi trasferirle a Colonia. Ritornate, in parte, nel 1903, per iniziativa del Cardinal Ferrari, oggi si trovano in una cappella laterale a destra dell’altare maggiore.

Un omaggio per la presenza dei Magi è offerto dal campanile, il più alto della città medievale, curiosamente ornato sulla sua cuspide da una grande stella a otto punte.

Verso il 1220 la basilica venne ricostruita in forme romaniche e affidata ai Domenicani. Sul lato destro una serie di cappelle gentilizie, Brivio, Torelli, Crotta-Caimi e Visconti, innalzate tra il XIV e il XV secolo, danno ulteriore lustro alla chiesa arricchendola di opere d’arte assolutamente meritevoli, come il trittico del Bergognone, e il bel crocefisso su tavola di ignoto autore toscano del XIII sec.

Figura eminente dell’ordine domenicano fu Pietro da Verona, dotto ed instancabile predicatore. Subito dopo il martirio, avvenuto nel 1252 ad opera di spregiudicati eretici, sulla strada tra Como e Milano, fu veneratissimo, e una volta canonizzato venne chiamato San Pietro Martire.

Tra quanti onoravano il santo vi fu anche Pigello Portinari, affermato banchiere fiorentino, il quale nel 1462 fece erigere la bellissima e ornata Cappella Portinari per custodirvi la reliquia della testa di San Pietro Martire, oltre alle salme della sua famiglia.
Questo piccolo edificio è un gioiello del rinascimento milanese, sia in architettura, sia in pittura. I mirabili affreschi di Vincenzo Foppa, completati nel 1468, dimostrano un sapiente uso della prospettiva unitamente a una grande abilità nella definizione atmosferica degli ambienti in cui avvengono i miracoli dovuti all’intercessione del santo.
Di incomparabile bellezza l’Arca marmorea dedicata a San Pietro Martire e trasferita nella cappella nel 1737. Il capolavoro, raffigurante alla base le virtù teologali e cardinali e nei registri superiori gli episodi più significativi della vita del martire veronese, i suoi miracoli e la Madonna con Bambino, fu eseguita nel 1339 da Giovanni di Balduccio, raffinato scultore pisano, cresciuto alla scuola di Giovanni Pisano e Tino da Camaino.

La visita può essere completata con il tour alla Basilica di San Lorenzo Maggiore.


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