Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore

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Nel punto dove Corso Magenta si fa più stretto sorge la sorprendente Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore. I gradini che invitano ad entrare collocano la chiesa e l’intero complesso monastico, oggi sede del Museo Archeologico cittadino, ad un livello superiore rispetto al piano stradale.

Questo elemento suggerisce, a chi si appresta ad iniziare la visita, un’idea di alterità. Varcata la soglia infatti la sorpresa è grande, come in pochi altri luoghi della città: non ci si aspetterebbe di trovare niente di simile.

San Maurizio, soldato romano martirizzato a fine III secolo, è il santo a cui è dedicata la chiesa delle monache benedettine di clausura più grande della città, per questo chiamato Monastero Maggiore. La costruzione sorge sulle rovine dell’antico circo romano voluto dall’imperatore Massimiano. Qui, per secoli, fino alle soppressioni napoleoniche, la chiesa e il monastero sono stati i custodi di liturgie, canti, musiche e capolavori d’arte, suggerendo così un sospirato anticipo di Paradiso.

Un particolare conferma questa osservazione. Nell’aula riservata alle monache, un piccolo tondo, che corre sotto la trabeazione della balconata, raffigura Dio Padre con i palmi delle mani aperti, assolutamente meravigliato per la bellezza del luogo, della musica e del canto che dagli scranni del prezioso coro ligneo si elevano al cielo.

Il complesso di San Maurizio si compone di un grande ambiente a navata unica suddiviso al suo interno in due parti: la Chiesa pubblica o Aula dei fedeli e la Chiesa claustrale o Aula delle monache. A dividerle un bellissimo tramezzo, parete divisoria, ornato con i bellissimi affreschi realizzati a inizio Cinquecento da Bernardino Luini e dai suoi figli, a cui si aggiunge l’Adorazione dei Magi, tela eseguita nel 1578 da Antonio Campi.

Tutto l’insieme ha origini antichissime, documentato in età carolingia dal VIII secolo, si hanno notizie più certe a partire dal 964, quando Ottone I, imperatore del Sacro Romano Impero, dona alla chiesa una reliquia di San Maurizio.
Poi è un susseguirsi di trasformazioni ed aggiunte fino all’ultimo e definitivo rifacimento, voluto e finanziato da Ippolita Sforza e da suo marito Alessandro Bentivoglio, a partire dal 1503. Le figlie dei due nobili si ritirano in clausura proprio a San Maurizio e per questo motivo Ippolita e Alessandro decidono di far affrescare la chiesa nella sua interezza, facendone un’opera unica, sintesi mirabile dell’arte cinquecentesca lombarda.

Per il rifacimento strutturale si fa il nome dell’architetto Dolcebuono, mentre per le magnifiche pitture si avvicendano i pittori Bernardino Luini con i suoi figli Aurelio, Giovan Pietro ed Evangelista, Callisto Piazza, Simone Peterzano, maestro di Caravaggio, ed Antonio Campi, concorrendo ognuno a ornare la Chiesa di San Maurizio, poi ribattezzata la Cappella Sistina di Milano.

Su richiesta il tour può essere completato con la visita guidata alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, cantiere che segna il passaggio dal Gotico al Rinascimento.


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